Oggi esploriamo il mondo dell’orologeria, intervistando Dario Spallone, CEO di D1 Milano.
D1 MILANO è un prestigioso brand di orologi fondato nel 2013 da Dario Spallone, un giovane imprenditore trentenne dal talento straordinario. Nel corso degli anni, questo marchio si è affermato come una realtà imprenditoriale di spicco nell’orologeria internazionale, con una crescita autentica e dinamica che ha portato alla vendita di oltre 90.000 orologi all’anno.
Con sede a Milano e uffici operativi a Dubai e Hong Kong, D1 MILANO ha ampliato la sua presenza in oltre 35 Paesi attraverso 650 rivenditori ufficiali e prestigiosi Department Stores internazionali, oltre a 11 monomarca situati in diverse località chiave, come Milano, il Medio Oriente e l’Asia.
Con questo in mente, abbiamo incontrato Dario e gli abbiamo fatto qualche domanda per capire come è nata questa idea imprenditoriale.
Come è nata l’idea di creare D1 MILANO e cosa ti ha ispirato a entrare nel settore degli orologi?
Molti si focalizzano sull’età o sul come è iniziato un progetto, secondo me paradossalmente questa è la parte meno importante. Si pensa spesso che per iniziare qualcosa devi avere “l’idea della vita” o uno storytelling da far invidia a Baricco, in verità io penso che quando questo accade c’è poca autenticità. Un progetto non inizia in un determinato momento, ma è qualcosa in costante innovazione. Quando incominci devi essere o un disperato o un pazzo perchè il profilo di rischio di fare qualcosa da zero è cosi alto che qualcuno sano di mente non giustificherebbe mai razionalmente questa scelta. Infatti essere giovane è stato una fortuna da parte mia ma la verità non è che è stata bravura ma più fortuna nel buttarmi a capofitto perchè non riconoscevo la reale difficoltà di quello che volevo fare e la fortuna di poter sbagliare. Quando ho incominciato c’era una passione per l’orologio inteso come accessorio, come uno dei pochi prodotti che potevano essere utilizzati come racconto di se da parte di un uomo. Sarei falso a dire che era una passione spropositata perchè la passione si è costruita giorno dopo giorno. Ogni giorno che è passato ho cominciato a notare che questo progetto diventava un modo di comunicare chi fossi. I sacrifici che sono stati fatti in maniera naturale e le decisioni intraprese senza nessuna giustificazione logica sono quelle che mi hanno fatto capire quali sono i nostri valori e dopo quasi dieci anni posso dire finalmente quale è il nostro pensiero: fare le cose che ci piacciono e ci divertono, farle fatte bene e migliorare costantemente. Per me l’azienda rappresenta quello che siamo, l’attenzione al dettaglio, la qualità, il nostro tono di voce, tutto questo racchiude quello che siamo ed è questo che ci rende diversi da tutti gli altri brands che possono competere nello stesso segmento: noi facciamo le cose perchè siamo fatti così.
Quali sono stati i principali ostacoli che hai affrontato nel lancio del brand e come li hai superati?
Il principale ostacolo che uno affronta quando si inizia con qualsiasi progetto è con se stessi. Quando si inizia un progetto naturalmente ed inconsciamente, tendiamo a massimizzare i punti di forza del progetto e tutto quello che può andare bene e minimizzare i punti di debolezza. Questo pensiero va poi sicuramente a scontrarsi con la realtà: per quanto uno possa avere l’idea giusta al 99.9% di probabilità quel piano che ha in “testa” o su carta non sarà mai quello giusto ma avrà bisogno di pivot (molte volte drasticamente altre volte di meno). In questi casi quello che succede è che le persone perderanno fiducia nel loro progetto, tenderanno a defocalizzarsi, a non trovare il modo di far fronte a quel problema, molte volte faranno prima degli sbagli che gli forzeranno a scelte sbagliate (per esempio quando si fa il cosiddetto “passo più lungo della gamba”), etc. etc. In generale questo periodo è il periodo più importante per passare da idea a progetto. Non è importante il cosa ma il come vengono fatte le cose e soprattutto il come viene gestito questo momento che per quanto individuale possa sembrare quando uno ci si trova dentro, è comune a moltissimi altri progetti.
Quali sono stati i momenti più gratificanti o soddisfacenti nella tua esperienza con D1 MILANO fino ad oggi?
A me piace imparare. In generale sono soddisfatto e gratificato quando miglioriamo (attività, processi, progetti, etc.), e per quanto possa sembrare strano non sempre questo va a pari passo con la crescita economica. Di solito il miglioramento precede di poco la crescita economica. Noi siamo sempre cresciuti, ogni anno dal primo anno che siamo nati, però sicuramente vedo con più affetto e soddisfazione quei periodi dove siamo migliorati di più dal punto di vista umano e professionale. Imparare è bello ma comporta un costante cambiamento che necessità uscire molte volte dalla propria comfort zone e autocriticarsi per capire come noi siamo il problema alla nostra stessa crescita. Per quanto semplice possa sembrare questo processo, è sicuramente un processo molto stancante e difficile dal punto di vista personale ed è per questo che cerchiamo solo persone che prediligono il voler imparare e migliorare rispetto a molte altre possibili priorità. Cosi come l’idea, non esiste un vero e proprio momento che posso individuare per rappresentare questo, è più l’insieme di molti giorni che poi alla fine guardando indietro hanno portato a un risultato sostanzialmente migliore di quello da cui eravamo partiti. Ecco, per esempio vedere l’evento che abbiamo fatto con i nostri partner al PAC per i nostri 10 anni mi ha sorpreso piacevolmente, ho pensato a quello che avevamo creato e da dove eravamo partiti e sicuramente è stato gratificante, ma la verità è che cerco di farlo il meno possibile, alla fine ti godi il momento se non pensi troppo a queste cose!
Puoi condividere con noi la filosofia di design di D1 MILANO e cosa rende unici i vostri orologi?
Noi vendiamo un prodotto di qualità con un tono di voce dinamico, fresco ad un punto prezzo giusto. E’ un po’ quello che piace dell’italianità: prodotti fatti bene, semplici ma riconoscibili nella loro semplicità e che hanno un carattere che si fa notare. Una volta una persona che ammiro molto mi disse: “Dario, se farai un prodotto uguale agli altri nessuno ti comprerà perché la copia è noiosa e ci sarà sempre qualcuno che la farà meglio e ad un prezzo migliore del tuo. Se farai un prodotto totalmente diverso, la gente non lo capirà perché’ non lo assimilerà a qualcosa con cui si relaziona“. E’ per questo che quello che fa D1 è all’intersezione tra questi due mondi: prendere spunto da diversi mondi per coniugare in un prodotto che definiamo nostro l’insieme di queste ispirazioni, in maniera qualitativa ma sempre leggera. Per questo ci definiamo di più accessorio da polso che orologio.
Quali sono i valori fondamentali su cui si basa il marchio D1 MILANO?
Secondo me è sempre difficile parlare di valori. È facile dire di avere dei determinati valori per poi non essere coerenti con quello che si dice. Io ho sempre cercato di stare attento a quello che diciamo perché per me la coerenza è tutto. Per semplificare la risposta ho pensato che i nostri veri valori sono quelli che ci riconoscono i nostri clienti. Molte volte sono in negozio e parlo con chi viene a comprare uno dei nostri prodotti, raramente trovo coerenza tra il tipo di persone che trovo davanti, ma una cosa li accomuna tutti: percepiscono D1 come un prodotto che ha una qualità percepita molto più alta del suo prezzo con un’immagine fresca e dinamica. Se parliamo di valori si dovrebbe partire da li cercando sempre di migliorarsi dirigendosi verso questa direzione.
Il brand ha avuto collaborazioni di successo con aziende e licenze globali. Qual è il processo di selezione per queste partnership?
Le collaborazioni raccontano un po’ le nostre passioni o la nostra infanzia. Kodak, Diabolik, Arancia Meccanica, Chupa Chups, Gremlins, Seletti (a breve uscirà Olivetti ed in pipeline ne abbiamo molte altre). La verità e che non c’è nessuna linearità tra questi progetti se non il fatto che amiamo questi brands così tanto che abbiamo pensato che potevamo di poter creare qualcosa di bello lavorando con loro. Per noi le collaborazioni non sono fatte per questioni commerciali ma perché’ vogliamo essere contaminati da diversi mondi per fare qualcosa di nuovo. I dettagli su cui lavoriamo non hanno nessun senso, banalmente se vedi una collaborazione come Willy Wonka, su un orologio in policarbonato abbiamo utilizzato una placcatura in PVD marrone a 0.8 micron, il quadrante che riprende in 3d la forma del cioccolato ed un packaging dove tutto era personalizzato a tema, l’attenzione al dettaglio e alla coerenza è il nostro unico obbiettivo e facciamo tutto questo perché’ ci diverte farlo. In termini di processo di selezione dipende molto dal progetto: di solito o noi contattiamo il brand o il brand contatta noi, ma quello che rimane come comune denominatore in entrambi i casi è che selezioniamo solo le aziende con cui possiamo attuare questo processo creativo e possiamo imparare insieme.
Come hai gestito la crescita internazionale di D1 MILANO e quali sfide ha comportato?
Qualsiasi industria e qualsiasi crescita comporta delle sfide diverse, ma il comune denominatore è sempre uno: senza testare non si può mai essere sicuri che quella strategia o quella decisione sia quella giusta. Molte volte leggo di strategie scritte su pietra che sono “ricette per il successo”, io sono sempre titubante di questo pensiero perché non esiste mai una regola per “tutti”. Quello che è importante e che invece e’ comune a tutti quelli che hanno successo e’ l’approccio con cui si gestiscono queste problematiche. Nel mio caso specifico io dal primo giorno ho pensato che vendere internazionalmente mi avrebbe semplificato molto il processo di crescita perché avrebbe significato avere senza nessun costo aggiuntivo un potenziale mercato molto piu’ grande di quello che avrei avuto competendo solo in un paese. E’ vero che ci sarebbero stati dei costi seguendo questa strategia (primo tra cui il rischio di defocalizzarsi) ma visto il tipo di prodotto e le disponibilità economiche ridotte che avevamo ho pensato fosse il modo piu’ semplice e diretto. Sicuramente ha ripagato come scelta dato che l’estero genera più del 80% di fatturato, tuttavia sarebbe sbagliato dire che e’ una strategia che non ha comportato sacrifici e rischi.
Quali sono i piani futuri per il brand? Ci sono nuove collezioni o progetti speciali in arrivo che puoi condividere?
Abbiamo molti punti di debolezza che dobbiamo ancora colmare per raggiungere i valori di cui abbiamo discusso prima. I piani sono molto semplici allinearci sempre di piu’ a quello che diciamo di essere. Nel tangibile amplieremo la nostra rete distributiva in linea con questa visione di “accessorio del design”, creeremo contenuto sempre migliore per far vivere sempre in maniera più chiara al nostro cliente chi siamo (e questo include una serie di progetti e collaborazioni tra cui Olivetti e molti altri che non possiamo ancora divulgare) e last but not least un investimento sul lungo termine per diventare una piattaforma di Ricerca e sviluppo per il nostro mercato. Per l’appunto abbiamo appena siglato un accordo con il Politecnico di Milano per lavorare assieme nello sviluppo di materiali e vernici per avvicinarci al nostro obbiettivo di diventare una piattaforma di contenuto e Ricerca e sviluppo per questi accessori che facciamo.
Quali sono le tue fonti di ispirazione personali nel mondo dell’orologeria e del design?
In generale tutto quello che mi fa sorridere e prende la mia attenzione per me e’ fonta di ispirazione. Io non sono un creativo ma amo la creativita’ quindi cerco di avere al mio fianco persone creative e cerco di farle contaminare con altre persone creative per fare progetti che per noi sono speciali.
Quali consigli daresti a chi sogna di avviare un proprio brand nel settore dell’orologeria o della moda?
Non focalizzarti su un prodotto o su un trend, questo potrebbe funzionare ma solo su un orizzonte a breve termine. Focalizzati su quello che vuoi che la gente percepisca come emozione quando avrà a che fare con il tuo brand. Questa emozione è il tuo punto di riferimento, la tua via. Non sarà mai possibile raggiungerla ma ti permetterà di avere delle direttive e degli obbiettivi chiari. Quando avrai queste due cose non fermarti fino a che non raggiungi il risultato, e se ti incastri (come è giusto e naturale che sia) trova il modo di approcciare il problema sotto un altro punto di vista. Se il tuo punto di riferimento è giusto, e i tuoi dogmi sono chiari, se qualcosa non dovesse funzionare e’ solo una questione di come. Saper approcciare il problema in modi diversi sarà un ingrediente necessario. E last but not least: divertiti, alla fine riuscirai a fare queste cose in maniera naturale solo se il primo cliente del tuo brand sarai te stesso, in questo modo sarai molto più reattivo e veloce (e preciso).
Infine, cosa vorresti dire ai tuoi clienti e agli appassionati di D1 MILANO che seguono il tuo percorso imprenditoriale?
Cosa potrei dire se non grazie. Noi cerchiamo di approcciare le cose a modo nostro, non necessariamente seguendo le regole dell’industria ma seguendo quello che per noi e’ la cosa giusta. Quando i nostri clienti credono i noi, questo per noi e’ un risultato importante. Significa che il nostro modo di fare le cose non e’ sbagliato, e’ un modo diverso ma ugualmente giusto, E questo ci permette di fornire alla nostra industria un modo diverso di fare le cose. E questo non sarebbe mai possibile senza di loro.